di Lorenzo Zucca
Nel pomeriggio del 3 giugno si è svolto il sesto incontro del LUDiCa, per la seconda volta online sulla piattaforma Microsoft Teams. Abbiamo avuto modo di assistere al seminario del dottor Alessandro Laruffa intitolato “Dal LUDiCa a Leuven: esperienze transnazionali di storia digitale”; il relatore, già partecipante dell’edizione 2020 del nostro laboratorio, è dottorando in co-tutela presso le università “La Sapienza” di Roma e KU Leuven in Belgio.
Il seminario ha trattato dell’esperienza di dottorato del dott. Laruffa, che si sta concentrando sui differenti modelli di affiliazione degli storici con le varie comunità europee negli anni 1980, e in particolare all’interno dell’Associazione degli Storici Europei, in relazione anche agli storici provenienti dall’Unione Sovietica.
Nel corso della ricerca di Laruffa, si sono resi necessari due approcci di analisi: l’analisi spaziale (spatial analysis), per identificare una relazione tra evoluzione spaziale dell’Associazione e il suo rapporto con le istituzioni comunitarie; l’analisi della rete (network analysis), per individuare l’eventuale coinvolgimento attivo dei membri sovietici dell’Associazione.
Allo scopo di chiarire questi approcci, il relatore ha presentato il cosiddetto “ciclo dei dati” (data cycle), un procedimento non gerarchico, ma integrato di raccolta, analisi e visualizzazione dei dati.
La raccolta dei dati (collecting data) parte da quelli non strutturati, ossia prevalentemente testi e immagini che transitano da un formato analogico a uno elettronico che ne consenta la lettura da parte delle macchine (machine readable). Questa fase può avere costi elevati, economici e di tempo, e richiede una conoscenza almeno basica degli applicativi e del materiale digitalizzato. I dati digitalizzati, che sono semi-strutturati, devono essere poi “trascritti” per la lettura: tra le varie metodologie, il dott. Laruffa ci ha ricordato OCR (il riconoscimento ottico dei caratteri) e XML/TEI, già visto con il dott. Casillas. In particolare, nella sua ricerca Laruffa ha affrontato varie fonti, principalmente di tipo testuale, come gli atti ufficiali dell’Associazione, le lettere dei membri, le pubblicazioni, gli articoli di giornale, le schede di iscrizione. Una volta elaborati, i dati devono essere inseriti in database strutturati che possono essere flat (come MS Excel, Google Sheets, LibreOffice) o relazionali.
L’analisi dei dati (analyzing data) parte dalla loro pulizia, ossia l’eliminazione di inconsistenze o doppioni che possono essere estremamente problematici ai fini dell’identificazione di un eventuale errore di lettura dei dati da parte della macchina. Con l’approccio all’Historical Network analysis, che si ispira alla teoria dei grafi matematici, Laruffa ha introdotto la relazione tra nodi e legami e ha presentato due applicativi utili a permettere una prima interpretazione dei dati: Gephi (open-source, per i neofiti) e Neo4j. Con l’uso della spatial analysis, che enfatizza l’uso dei luoghi e degli spazi nella ricerca umanistica, ci sono stati presentati anche gli applicativi Nodegoat (web-based) e QGIS (open-source) per la rappresentazione spaziale dei dati.
Questi ultimi applicativi mantengono una mappa fissa, non modificabile nella timeline dei dati, e perciò, nel caso dello studio in questione, non permettono la resa grafica di un evento storico fondamentale che influenza l’interpretazione dei dati, ossia la dissoluzione dell’URSS. Per questo Laruffa ha introdotto un nuovo applicativo in fase di programmazione che, collegando Omeka S con CMS Drupal, inserirà i dati in una mappa che renderà anche graficamente la modifica dei confini territoriali in base allo scorrere del tempo.
La visualizzazione dei dati (visualizing data) permette l’analisi delle informazioni attraverso grafici, e dunque la disseminazione della ricerca, specialmente quando il target è più ampio, e l’utilizzo dei dati in altri tipi di ricerche scientifiche o per la società. La possibilità di esperienze interattive, implementabili e accessibili in siti web di pubblico accesso permette anche la cooperazione e l’interazione con il pubblico dei “non addetti ai lavori”, in un contesto di digital storytelling.
Concludendo, il dott. Laruffa ci ha ricordato che la scelta metodologica deve avvenire sempre in funzione della domanda di ricerca e delle fonti da trattare, e che le metodologie digitali sono sempre complementari alla ricerca su documenti analogici e soprattutto all’interpretazione umana, elemento che le macchine non possono replicare. L’esortazione finale è stata poi quella che, in ogni ambito, la ricerca venga condotta con spirito di sperimentazione e divertimento, in una rete di scambio di dati e di risorse che sia davvero… ludica!